Come si forma un bosco?
In natura le superfici spoglie vengono gradualmente colonizzate dalle specie pioniere, ovvero da piante che per prime riescono a insediarsi con successo in un territorio, riuscendo a vivere anche in condizioni climatiche e ambienti particolarmente ostili.
In Piemonte, nelle aree pianeggianti, tendono a prevalere specie pioniere amanti della luce (specie eliofile) come i salici, il pioppo tremolo, la robinia e la betulla. Grazie allo sviluppo graduale delle piante pioniere si crea un microclima favorevole per la crescita di piante più esigenti come carpini e farnie. Le specie pioniere verranno poi gradualmente sostituite da quelle che formeranno la foresta tipica di quell’ambiente. Per la formazione di un bosco occorre però molto tempo, da alcune centinaia di anni fino ad oltre un millennio. Il pioppo tremolo, in particolare, cresce velocemente rispetto ad altre piante e riesce a colonizzare rapidamente prati abbandonati formando un boschetto quasi puro.
La betulla, altra specie pioniera, si trova sovente anche ad altitudini più elevate. Ama molto la luce e riesce a crescere anche su terreni poveri di elementi nutritivi, preparando il suolo per le successive specie arboree. La corteccia, ricca di tannino, veniva impiegata in passato per la concia delle pelli mentre il legno, leggero ed elastico, era impiegato per la fabbricazione degli sci.
La robinia non è una specie autoctona ed è giunta in Europa nel XVII secolo come curiosità botanica. Anche questa pianta invade facilmente prati abbandonati e richiede un’ottima esposizione alla luce. La sua caratteristica è la capacità di emettere dalla parte bassa numerosi getti (polloni) qualora venga tagliato il fusto principale.
Anche in montagna l’abbandono dei pascoli ha favorito il rapido avanzamento dei cespugli di rododendro e del larice, specie che richiede un’elevata luminosità e che non forma mai dei boschi fitti ma piuttosto radi.


