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Colchico d’autunno

Da fine agosto fino al mese di ottobre, dalla fascia planiziale fino a quella subalpina, è abbastanza comune poter trovare spontaneo in natura il Colchico d’autunno (Colchicum autumnale) della famiglia delle Colchicaceae.

In Italia cresce nelle regioni del nord Italia, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Sardegna. Questa pianta è stata, negli anni passati, protagonista di intossicazioni mortali: basta infatti meno di un grammo di questa pianta per uccidere una persona. Occorre evitare di toccare sia il fiore che la pianta nella sua interezza perché, anche il solo contatto, può causare danni alla pelle. Se viene ingerita provoca bruciore alle mucose, nausea, vomito, coliche, diarrea sanguinolenta fino al delirio e alla morte. L’avvelenamento colpisce infatti l’apparato respiratorio, biliare, digerente, cardiovascolare, renale, il sistema nervoso e le ghiandole endocrine. Il Colchico autunnale non ha però un aspetto minaccioso, anzi: produce dei fiori estremamente graziosi, tinteggiati di un candido rosa malva. Si tratta di una delle piante più velenose che cresce spontaneamente in Italia, di cui non esistono antidoti, per la presenza di una ventina di alcaloidi tra cui la colchicina, la più tossica e mortale.

Questa pianta viene spesso, erroneamente scambiata per alcune specie di Crocus impiegati in cucina. In che modo possiamo riconoscere il colchico d’autunno?

Ricordati queste quattro caratteristiche, valide per il riconoscimento:

  • Durante la fioritura, tra fine agosto e ottobre, non compaiono mai le foglie che spuntano dal terreno solo nella primavera successiva, di aspetto nastriforme, con frutti capsulari
  • Gli stami sono 6
  • Dal bulbo sotterraneo si sviluppa un tubo bianco e raggiunge, nella sua interezza 15-20 cm
  • I tepali sono di un rosa pallido con colorazione diffusa e omogenea

Nei Crocus invece gli stami sono sempre 3 e non possiamo confonderlo ad esempio con il nobile Zafferano (Crocus sativus) perché in Italia cresce coltivato e raramente lo troviamo allo stato selvatico. Inoltre lo zafferano ha una caratteristica che lo rende inconfondibile, ovvero la presenza dei tre lunghi e preziosi filamenti rossi, i pistilli, raccolti e impiegati in cucina per la preparazione di moltissime ricette.

Il Colchico d’autunno ha un ciclo di crescita insolito, con i fiori che spuntano in autunno da una pianta sotterranea ancora priva di foglie, morendo prima dell’inverno; nella primavera successiva si sviluppano invece foglie nastriformi e frutti capsulari che diventano maturi a fine estate, mentre le foglie appassiscono. In alcune popolazioni, tuttavia, sono i fiori a emergere in primavera e le foglie in autunno.

Il brano appena citato è tratto dal libro “Piante che uccidono” di Elizabeth A. Dauncey & Sonny Larsson tradotto in italiano da Ricca Editore, un libro che mi sento fortemente di consigliare per tutti coloro che sono appassionati di botanica e di raccolta di erbe spontanee edibili.

Il Colchico d’autunno, in primavera, può invece essere confuso da occhi meno esperti dal prelibato Aglio orsino (Allium ursinum). Le foglie del Colchico sono però molto diverse, in quanto hanno un aspetto nastriforme e le foglie sono più coriacee. Per raccogliere l’Aglio orsino correttamente e senza correre rischi si consiglia di:

  • Non abbiate fretta: le foglie vanno sempre recise a mano una per una (mai a mazzetti) e al tatto appaiono morbide, glabre e sono lungamente picciolate. Se andiamo invece a raccogliere le foglie tutte insieme, possiamo innavertitamente prelevare anche piante assolutamente indesiderate come il Mughetto (tossico) o il Colchico d’autunno (mortale in minime quantità)
  • Nel periodo dell’antesi, i fiori dell’Aglio orsino ci aiutano meglio nell’identificazione, sono commestibili (sei petali,  raggruppati in un’infiorescenza a ombrella) ma dal sapore più delicato, ottimo da aggiungere nelle misticanze
COLCHICUM AUTUMNALE – Foto di Sofia Rondelli
Guarda il video

Sulla mia pagina social di Instagram, Stella Alpina Trekking, puoi guardare un breve video che riassume le caratteristiche di questa pianta affasciante, quanto potenzialmente letale.

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