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Calluna, la regina delle brughiere

Passeggiando lungo la pista tagliafuoco alle pendici del monte Musinè 1.150 m (Alpi Graie), sono stata attirata dal colore violaceo della splendida Calluna vulgaris, nota anche come brugo.

A circa un chilometro dall’ampio parcheggio di Caselette, si può infatti osservare un interessante lembo di brughiera caratterizzato da un suolo arido con substrato argilloso. Un tempo la brughiera era molto estesa nell’alta Pianura Padana occidentale ma, con il succedersi delle attività antropiche, è stata ampiamente ridotta dalle bonifiche. Oggi in Italia tali formazioni sono concentrate nella fascia pedemontana dell’alta pianura padana, dal Piemonte alla Lombardia, ed i loro nuclei principali si trovano nel Torinese (Leinì, Ciriè, Lombardore), nel Vercellese (Candelo, Roasio, Rovasenda, Gattinara), nel Novarese, nel Varesino, nel Comasco, nel Milanese (area delle Groane)… ecc.

CALLUNA VULGARIS – BRUGO

Il brugo (Calluna vulgaris) è un’ericacea, un basso arbusto con ramificazione prevalentemente radiale, foglie minute, squamiformi e una vistosa fioritura rosa-lilla sul finire dell’estate. Può raggiungere un metro di altezza, è molto ramificato e può vivere anche per parecchi decenni. La possiamo osservare dalla pianura sino a 2.000 metri di altitudine e attenzione a non confonderla con un’altra specie, l’Erica. Questa pianta è una specie mellifera, molto importante per gli impollinatori e per la conservazione della biodiversità, soprattutto nelle zone planiziali dove l’habitat di brughiera ha subito una drastica riduzione nell’ultimo secolo.

Ma perché si chiama brugo?

Il nome volgare della specie appena descritta deriva da brucus, termine tardolatino di origine celtica che designava questa pianta dalle foglie molto piccole e i fiori campanulati purpurei. Da brucus è derivato il nome della brughiera dove la Calluna vulgaris riesce a vivere, meglio di altre piante, adattandosi ad un suolo acido e povero di sostanze minerali.

Il miele di brugo

Il brugo, con i suoi fiori campanulati e ricchi di nettare, attira sovente api, bombi e lepidotteri che frequentano la brughiera. In autunno fornisce alle api sia nettare che polline, ricavando un miele dalla colorazione scura. Questo miele ricercato era già utilizzato dagli antichi Romani (Plinio lo chiamava “miele sericeo”) e, tra le proprietà, ha una spiccata attività antibatterica.

Proprietà

Le sommità fiorite insieme alle piccole foglie, vengono raccolte per le spiccate proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, diuretiche e antisettiche indicate soprattutto per il benessere delle vie urinarie; l’infuso è infatti impiegato come rimedio per svariati disturbi di tipo infiammatorio che colpiscono i reni e il tratto urinario.

Simbologia

Il brugo, nel linguaggio dei fiori, simboleggia principalmente la solitudine, poiché cresce in luoghi ampi e  desolati che possono apparire inospitali e rappresenta, al tempo stesso, la speranza di sopravvivere anche in condizioni difficili.

Utilizzi nel passato

Il nome generico Calluna deriva dal greco kalluno = scopare perchè un tempo i fusti tortuosi e ramificati del brugo venivano riuniti per fabbricare scope da giardino, le cosiddette “scope di brugo”. L’epiteto specifico vulgaris deriva dall’aggettivo latino che significa “comune”.

Calluna vulgaris oppure Erica carnea?

Può capitare sovente, di confondere le due specie che appaiono simili per aspetto. Ma, con un’osservazione più mirata e attenta, possiamo arrivare ad una corretta identificazione della pianta. Scopriamo quali sono le differenze principali.

Calluna vulgaris è caratterizzata da:

  • fiori con il calice petaloide molto più lungo della corolla
  • foglie opposte e squamiformi
  • fiorisce in agosto e all’inizio dell’autunno
CALLUNA VULGARIS – BRUGO

Erica carnea si distingue invece per:

  • il calice dei fiori è lungo la metà rispetto ai petali
  • le foglie sono aghiformi, inserite in spirale e rivolte all’esterno
  • la forma della corolla richiama una piccola botte e dalla sommità si intravedono 8 stami scuri e uno stilo più lungo
  • fiorisce dall’inizio della primavera fino a giugno
ERICA CARNEA – Foto dal sito Mellifere.it

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